La forma del tempo, il percorso espositivo di Migliore+Servetto

Sarà visitabile fino al prossimo 13 settembre, presso il museo milanese Poldi Pezzoli, La Forma del Tempo. La mostra, a cura di Lavinia Galli, conservatrice del Poldi Pezzoli, presenta una trentina di opere, tra orologi, sculture, codici e dipinti (tra gli autori: Tiziano, Gian Lorenzo Bernini, Andrea Previtali, Bernardino Mei e Giovan Battista Gaulli detto il Baciccio).

L’allestimento, progettato da Migliore+Servetto, entra nelle sale espositive al piano primo del museo con interventi leggeri, capaci di tracciare segni puntuali di connessione avvolgendo i pezzi in esposizione in un racconto corale.

Una calda tonalità di rosso cinabro, che si rifà alle cromie delle tele del Tiziano, costituisce il fil rouge della narrazione, caratterizzando le quattro sale espositive nel segno di una forte identità e mettendo in relazione tra loro i pezzi selezionati dalla curatela, che spaziano dalla concezione meccanica dell’orologio in quanto oggetto, fino alla sua funzione più squisitamente decorativa. Autentiche opere d’arte, a cavallo tra alto artigianato, ingegneria e creatività artistica, capaci di dialogare anche con l’iconografia del tempo.

La Forma del Tempo, allestimento espositivo Migliore+Servetto, ph. ©Leo Torri

L’allestimento si sviluppa, dunque, come un percorso in crescendo che, a partire dalla prima sala dedicata alla misurazione del tempo, si espande nella seconda sala che indaga il rapporto tra arte e tempo. Qui il colore rosso cinabro si fa fondale di risalto e di lettura per ospitare le opere esposte, tra cui il noto dipinto di Tiziano “L’allegoria del Tempo e della Prudenza”, che diventa punto focale di riferimento, al centro del percorso di visita.

Il percorso conduce quindi alla terza sala per svelare una ricca e versatile collezione di orologi notturni. Qui, addentrandosi nel vivo dell’epoca Barocca, l’allestimento unisce in un unico campo scenico la selezione di orologi in mostra, il contesto romano e la vicenda di Papa Alessandro VII Chigi, alla cui insonnia si deve l’invenzione degli orologi notturni.

Ph. ©Leo Torri

Nella Galleria dei Ritratti, infatti, un grande piano grafico, di rimando al celebre colonnato del Bernini, accoglie il visitatore nell’atmosfera grandiosa della Roma Barocca.

Come attori che emergono sulla scena, dieci esemplari di orologi notturni sono posti in dialogo tra loro, su una struttura a diverse altezze. Lo studiato alternarsi di questi livelli espositivi mira da un lato a restituire il ruolo di arredo che gli orologi ricoprivano negli interni dell’epoca, e dall’altro propone uno sguardo critico di approfondimento. Il visitatore si trova pertanto al centro di un racconto immersivo, nel mezzo di una vera e propria scena evocativa.

Nell’ultima sala, il buio in cui l’ambiente è avvolto valorizza l’esposizione degli orologi notturni a proiezione e ne mostra l’effetto notturno, rendendone possibile la lettura, in un’atmosfera metafisica, che evoca in sintesi ritmi e stili di vita dell’epoca.

Ph. ©Leo Torri

A completamento della narrazione, un video di conoscenza più allargata e di approfondimento illustra nella sala di fronte alla loggia l’evoluzione dei sistemi di misurazione: dai più antichi rudimentali strumenti fino agli orologi notturni, opere di ingegneria meccanica e di alto artigianato capaci di dialogare anche con l’iconografia del tempo.

© 2020 IoArch. All Rights Reserved.

Scroll To Top