Le dittature amano celebrare il proprio potere con lugubri architetture monumentali, come l’edificio inaugurato a Tirana nel 1988 dedicato a Enver Hoxha, il dittatore scomparso tre anni prima. Ma dopo il crollo del regime comunista, nel 1991, i giovani albanesi si riappropriarono informalmente della piramide.
«Quando vidi per la prima volta i ragazzi scalarla per poi lasciarsi scivolare lungo i fianchi inclinati mi commosse l’incredibile ottimismo e il significato simbolico di quei gesti – dice Winy Maas, co-fondatore dello studio olandese Mvrdv – anche considerando il fatto che si trattava dell’edificio più costoso mai realizzato da un Paese nel quale la popolazione viveva in estrema povertà».
La riappropriazione spontanea ha ispirato il progetto di trasformazione dello studio olandese, voluto dalla municipalità di Tirana e sostenuto dalla Albanian-American Development Foundation (Aadf) dopo che un sondaggio nel 2015 rivelò che la maggioranza degli albanesi si apponeva all’idea di demolire l’edificio, malgrado le mancate manutenzioni straordinarie e le diverse destinazioni d’uso che si erano susseguite l’avessero ridotta in condizioni di degrado.
Rimossi i simboli che glorificavano la dittatura ma conservati alcuni dettagli originali per conservare la memoria del passato, sui fianchi della piramide Mvrdv ha costruito scale che permettono a tutti di salire fino alla vetta (un ascensore consente anche l’accesso universale), lasciando però libera una sezione per chi ancora intenda usarla come uno scivolo gigante.
Soprattutto, all’interno della Piramide e nel parco pubblico che la circonda, lo studio ha realizzato una serie di box in colori vivaci che, distribuiti in maniera apparentemente casuale, danno al luogo l’atmosfera informale di un festival permanente e anche di un’area abusiva, quasi da centro sociale.
I box contengono ambienti per la formazione e spazi per eventi, nonché ambienti concessi in affitto a bar, ristoranti, incubatori, start-up e studi. Quasi la metà è gestita dall’associazione non profit Tumo Tirana, che fornisce corsi di doposcuola gratuiti per ragazzi dai 12 ai 18 anni in materie poco praticate a scuola come informatica, robotica, animazione, musica e video, per combattere la ‘fuga di cervelli’ all’estero che minaccia economie come quella albanese.
La robustezza e solidità delle strutture in cemento armato dimostra che gli edifici brutalisti storici, come in questo caso, sono ideali per il riuso e per l’applicazione di principi di economia circolare. Dal punto di vista ambientale inoltre, dal momento che la struttura è aperta per la maggior parte dell’anno, sono stati climatizzati solo i box costruiti ex-novo, riducendo la domanda di energia.
Crediti
- Località Tirana, Albania
- Committente Albanian-American Development Foundation (Aadf)
- Progetto architettonico Mvrdv (Winy Maas, Jacob van Rijs, Nathalie de Vries)
- Design Team Winy Maas, Stefan de Koning (lead architects), Ronald Hoogeveen, Stavros Gargaretas, Guido Boeters, Angel Sanchez Navarro, Boris Tikvarski, Jasper van der Ven, Mirco Facchinelli, Manuel Magnaguagno, Leo Stuckardt, Jose Manuel Garcia Garcia
- Visualizzazioni Antonio Luca Coco, Luca Piattelli, Jaroslaw Jeda, Luana La Martina, Gianlorenzo Petrini
- Strategia e sviluppo Willeke Vester, Daan van Gool
- Local architect iRI Architecture
- Landscape architect iRI; Jeshile; Mvrdv
- Ingegneria strutturale Arup; Gentian Lipe; Luan Murtaj
- Mep Arup; iRI; Nikolin Risilia; Artur Dado; Isuf Kore
- Esperto dei monumenti Daniel Gjoni
- Consulente ambientale Arben Liçi
- Superficie 11.835 mq
- Altezza massima 24,5 metri
- Cronologia 2018-2023