Architettura e cooperazione, il 25 maggio un dibattito a Milano

Portare l’architettura in tutto il mondo. Parafrasando il premier Mario Draghi, l’architettura non può essere considerata un privilegio esclusivo ma un diritto per tutti perché risponde ai bisogni primari dell’uomo: trovare riparo, ricevere un’istruzione, vivere in salute sono diritti che richiedono “contenitori” adeguati, e l’architettura sarebbe ben poca cosa se si limitasse a creare contesti di benessere.

Sono molti i professionisti già impegnati nelle attività di cooperazione internazionale, e nel 2020 la Convenzione tra il Consiglio Nazionale degli Architetti (Cnappc) e l’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics) ha formulato delle linee guida di cui si discuterà il 25 maggio a Milano in un incontro formativo (webinar in diretta) organizzato dall’Ordine e dalla Fondazione dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Milano.

La costruzione della scuola elementare Al Khan Al Ahmar, ARCò (ph. ©ARCò).

La Convenzione tutela la qualità del progetto e il ruolo dei professionisti tecnici impegnati nei luoghi dell’emergenza. Si tratta di un primo passo che impegna l’Aics a promuovere la figura dell’architetto-progettista, attraverso il sistema della cooperazione italiana, affinché non venga riconosciuta sostanzialmente la sola fase di costruzione: per fare un progetto servono studi preliminari, definitivi ed esecutivi, affidati e gestiti da un professionista in grado di farlo.

«La cooperazione, inoltre, ha un ruolo strategico – afferma Marcello Rossi, neoeletto consigliere del Consiglio nazionale degli Architetti, ospite dell’incontro. Soprattutto nella costruzione della consapevolezza del valore sociale della professione. La figura dell’architetto è nodale, ora più che mai, nei processi che indirizzano il senso e il valore dello sviluppo dei territori».

La Convenzione tra il Consiglio nazionale degli architetti e l’Agenzia italiana per la cooperazione fa chiarezza sulle ambiguità che per troppo tempo hanno reso difficile il lavoro degli architetti nella cooperazione.
«Oggi finalmente è stato riconosciuto un ruolo– dice Alessio Battistella di Arcò, anticipando i contenuti dell’incontro che vedrà la partecipazione di architetti attivi in ambito umanitario insieme a esponenti di Ong del settore. La pandemia ci ha barricato in casa, ma le Nazioni Unite ricordano che ottanta milioni di persone la casa non ce l’hanno».
«In quest’ottica– prosegue Luca Bonifacio di Hope and Spaceil lavoro degli architetti impegnati in contesti umanitari non è, come molti credono, un esercizio romantico e velleitario, ma una funzione fondamentale».

«L’iter è stato lungo e complesso, non è stato immediato far comprendere l’identità profonda della nostra professione – spiega Walter Baricchi, già consigliere del Consiglio Nazionale degli Architetti che ha promosso la Convenzione. Ci sono tanti modi di fare architettura e questo è un mondo spesso sottaciuto, ma di grande valore. L’emergenza è una condizione che richiede professionalità, motivazione, specifiche abilitazioni e capacità operative intervenendo in scenari devastati. La progettualità gioca un ruolo determinante anche nel settore umanitario dove il costruire, in senso lato, rappresenta concretamente un atto di responsabilità».

ARCò, Urban Lab, Divjake, Albania, 2019 (ph. ©ARCò).

Dopo la grande eco mediatica che ha ricevuto il centro di chirurgia pediatrica di Emergency a Entebbe, e anche la presenza di diverse esperienze da ogni parte del mondo in mostra alla Biennale Architettura 2021 appena inaugurata, il tema è di grande attualità.
«Concentrarsi sulla componente sociale dell’architettura nei Paesi del Sud del mondo, è un tema da tempo sotto i riflettori, oggetto di studi, ricerche e prototipi, per portare qualità formale, ma anche qualità sostenibile e tecnologica ovunque– spiega Battistella. La Convenzione è un risultato importante, a cui hanno lavorato tanti professionisti, anche milanesi, attivi da anni nella cooperazione internazionale, che si inserisce nel solco degli obiettivi dell’Agenzia 2030 delle Nazioni Unite, a cui l’architettura può concorrere vista l’interdisciplinarietà e la pluralità di competenze tecniche e culturali che esprime. Elementi indispensabili per fronteggiare le sfide complesse quali catastrofi, conflitti, impatti del cambiamento climatico, in cui la cooperazione si trova ad agire»

Nel corso dell’incontro saranno presentati progetti e condivise esperienze utili per i professionisti che operano o intendono operare nei contesti di cooperazione internazionale e in situazioni di emergenza.

La piattaforma Architetti e Cooperazione (https://www.architettiecooperazione.org/) è il sito di presentazione e confronto sui temi dell’architettura umanitaria e cooperazione allo sviluppo.

ARCò, il cantiere dell'Urban Lab in Albania (ph. ©ARCò).

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