Biennale, il Vaticano in Santa Maria Ausiliatrice con Tatiana Bilbao e Maio

Il Dicastero per la Cultura e l’Educazione del Vaticano partecipa alla 19. Mostra Internazionale di Architettura – La Biennale di Venezia 2025 con Opera Aperta, un progetto a cura di Marina Otero Verzier, architetto, curatrice e ricercatrice, e Giovanna Zabotti, direttrice artistica di Fondaco Italia e già curatrice del Padiglione Venezia.

 

Le curatrici del padiglione della Santa Sede a Venezia, Marina Otero Verzier (a sinistra, foto di Boudewijn Bollmann) e Giovanna Zabotti

 

L’esposizione trasforma il Complesso di Santa Maria Ausiliatrice di Castello in un laboratorio vivente di riparazione collettiva. La direzione artistica e la progettazione architettonica sono affidate a Tatiana Bilbao Estudio (Tatiana Bilbao, Alba Cortés, Isaac Solis Rosas, Helene Schauer, nella foto di apertura) e MaioArchitects (Anna Puigjaner, Guillermo Lopez, Maria Charneco, Alfredo Lérida), due studi internazionali noti per il loro approccio sperimentale, sostenibile e sociale all’architettura.

Nel sestiere di Castello, il complesso di Santa Maria Ausiliatrice si estende su circa 500 metri quadrati e ospita numerosi elementi di rilevanza artistica e culturale. L’edificio fu fondato come ospizio per i pellegrini nel 1171; in seguito divenne l’ospedale più antico del centro storico e fu trasformato nel XVIII secolo per ospitare un asilo, una scuola e un convitto. Nel 2001, il Comune di Venezia lo ha destinato ad attività culturali: oggi, e per i prossimi quattro anni, è gestito dal Dicastero per la Cultura e l’Istruzione della Santa Sede, che ne sta curando il restauro.

 

Il complesso di Santa Maria Ausiliatrice a Castello

 

Opera Aperta si pone l’obiettivo di valorizzare ciò che esiste nel complesso, restaurare invece di sostituire, ripensare le crepe non come difetti da eliminare ma come aperture verso nuovi significati.
Durante i sette mesi di apertura, il Padiglione della Santa Sede sarà quindi uno spazio in continuo divenire e ospiterà il lavoro collettivo, accanto a quello degli studi di architettura, di associazioni e realtà vive di Venezia, invitate a mettere a disposizione le loro capacità e competenze per creare un progetto aperto a tutto, offrendo una visione di speranza per il futuro dell’architettura, che valorizza il mondo esistente e coloro che lo abitano.

I lavori di restauro dell’edificio, visibili al pubblico dal martedì al venerdì, sono affidati ad artigiani locali e restauratori specializzati nel recupero di opere in pietra, marmo, terracotta, pittura murale e su tela, stucco, legno e metallo.

All’interno del Complesso, tessuti appesi alle pareti avvolgono delicatamente le superfici dell’edificio, lasciando aperture che consentono il movimento e offrono scorci sui lavori di restauro. Le impalcature mobili, a supporto dei lavori, fungono anche da arredi, fornendo spazio per le attrezzature e suddividendo lo spazio, consentendo così diverse configurazioni.

Opera Aperta ha il supporto come main partner di Intesa Sanpaolo, che ha scelto di sostenere il Dicastero per la Cultura e l’Educazione in questo percorso artistico e umano, e del gruppo portoghese dst group, che opera nei settori dell’ingegneria e delle costruzioni.

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