Dopo più di due anni di progettazione e 18 mesi di lavori, analisi materiche, studi documentali e storici, a fine settembre terminerà lo smontaggio dei ponteggi su tutti i lati e la Torre Velasca tornerà a far parte dello skyline di Milano nel rosa-grigio cangiante di facciata scelto nel 1956 dai Bbpr.
Il progetto di ristrutturazione – il primo in 70 anni di vita della Velasca – è di Asti Architetti, in stretto coordinamento con la Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio di Milano e con la società di ingegneria Ceas per i lavori di risanamento delle facciate, mentre Hines, in qualità di development manager e investitore del fondo Hevf Milan 1 gestito da Prelios Sgr Spa ha cooordinato tutti gli attori coinvolti e supportato l’opera durante le fasi del delicato processo.
Concedendo l’accesso agli archivi originali dei progetti della torre, l’architetto Belgiojoso ha dato un prezioso supporto all’intervento.
«La mia storia professionale – sottolinea Paolo Asti – sostanzialmente si sviluppa proprio sull’esistente, nel contesto estremamente stratificato della città storica: il mio lavoro prende sempre avvio da una preesistenza, che in questo caso è l’espressione dell’essenza stessa della rinascita architettonica (e non solo) della Milano del dopoguerra, una responsabilità importante che mi riempie di orgoglio».
Gli studi per definire l’intonaco in grado di restituire alle facciate la loro tonalità autentica hanno dato vita, in collaborazione con Mapei, a un prodotto specifico che ha assunto il nome di ‘legante Velasca’.
Proseguono nel frattempo, sempre su progetto di Asti Architetti, i lavori all’interno, che si concluderanno entro il 2023.
Con l’intento di cogliere la ‘sensibilità spaziale’ del progetto originario, spiega Paolo Asti, «abbiamo lavorato sull’immagine di insieme della Velasca, nell’intento di identificare le funzioni ricercate della committenza, riservando una particolare attenzione alla definizione del complesso edilizio, alle tipologie e ai caratteri architettonici delle unità interne di uffici e abitazioni. Questi diversi aspetti erano già stati studiati dai Bbpr e messi a punto nei minimi dettagli, in connessione fra loro. Ogni unità è diversa dalle altre, sia negli uffici, sia nelle residenze, sia nelle unità commerciali ai piani base, rispecchiando la varietà compositiva delle facciate, lo studio degli interni, la distribuzione, il rapporto tra interno ed esterno, gli arredi fissi, i materiali di finitura e i colori».
Asti Architetti
Paolo Asti (Milano, 1963) si laurea in Architettura al Politecnico di Milano nel 1990 e nel 2004 fonda lo studio Asti Architetti, oggi in via Sant’Orsola a Milano.
Milano è anche il luogo in cui lo studio opera: «poter trasformare per pezzi la città dove sono nato, nel tentativo di migliorarla, è sempre stata la molla principale della mia attività di architetto».
Professionista attento e sensibile che si occupa di ristrutturazione e rifunzionalizzazione di palazzi storici cercando di interpretare al meglio le norme urbanistiche vigenti e le esigenze attuali dell’abitare, Asti si è ritagliato un ruolo di tutto riguardo come “riqualificatore e trasformatore dell’esistente” convinto che gli immobili abbiano una loro potenziale continuità storica che non debba necessariamente passare tramite la demolizione.
L’attività dello studio, che attualmente conta un nucleo operativo di circa 50 persone, spazia dal residenziale alla progettazione di uffici al commerciale, e si concentra in particolare su operazioni di riqualificazione (interventi progettuali per aumentare il valore immobiliare) di interi fabbricati storici realizzati tra gli anni Trenta e Sessanta nel cuore di Milano.
Tra i lavori più significativi dello studio l’ex Palazzo delle Poste in piazza Cordusio, ora sede di Starbucks, il recupero dell’ex Banco di Roma in piazza Edison, la riqualificazione della vecchia struttura anni Trenta in via Fabio Filzi 29, il restyling della ex Torre Tirrena degli anni ’50 in piazzetta Liberty e ora il restauro della Torre Velasca.